Il Benedetto, con i suoi 13 ingredienti simbolici, rappresentava non solo un piatto, ma un legame con la nostra storia e le nostre tradizioni. Questi 13 ingredienti sono un chiaro omaggio agli apostoli dell'Ultima Cena, rafforzando il legame tra il rito pasquale e la spiritualità cristiana.
Le pietanze, preparate con amore e dedizione dalle mani esperte delle nostre nonne e mamme, portavano con sé il profumo della memoria e il sapore dei tempi passati. Olive, tarallini, lampascioni, carciofini, mozzarelline, ricotta, salumi, caciocavallo, spicchi di arance, e tutti gli altri ingredienti si univano in un tripudio di sapori tipicamente pugliesi, creando un'armonia gastronomica che celebrava l'abbondanza della terra e la generosità della nostra cucina.
Un tempo, non ci concedevamo tante leccornie come oggi, quando le celebrazioni sembrano non avere fine. Il Benedetto, con la sua abbondanza di sapori semplici e genuini, era un evento atteso e speciale.
La mia mamma, attenta alla nostra alimentazione, preferiva il pane ai fichi alla Nutella, consapevole dei danni che troppo zucchero poteva causare. I dolci erano una rarità, riservati a occasioni speciali, e i denti erano curati con cautela, spesso senza nemmeno l'aiuto del dentista, ma con la magia di farli sparire facilmente! In quel tempo lontano, la semplicità regnava sovrana, eppure ogni momento era intriso di significato e di valore.
E anche se il tempo può aver portato con sé i cambiamenti e le nuove abitudini, il ricordo di quei momenti speciali vive ancora nel cuore di chi ha avuto la fortuna di viverli. Il Benedetto di Pasqua è più di un semplice piatto, è un legame con le nostre radici, con la nostra storia, con l'amore e la semplicità di un tempo che non tornerà più, ma che vive eterno nei nostri ricordi più cari.
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