FANOJA DI SAN GIUSEPPE
Nel mio paese, San Giovanni Rotondo in provincia di Foggia, San Giuseppe, viene onorato e festeggiato il 19 marzo, con l'accensione dei falò, meglio conosciuti con il nome di "fanoje". Un rito purificatore antichissimo di origine pagane, per segnare e festeggiare il passaggio dall'inverno alla primavera, cristianizzato in seguito assumendo il significato di luce che sconfigge e illumina le tenebre.
In passato si realizzavano tantissimi falò, non c'era stradina che non avesse almeno un fuoco accesso in onore del Santo, nella mia se ne accendevano addirittura tre.
Ricordi vividi, intensi ...una gioia che coinvolgeva tutti bambini e adulti: i primi si affannavano a cercare, chiedere di casa in casa e a volte rubare la legna già da un mese prima, mentre gli adulti con l'avvicinarsi della festa si accingevano a portare dalle vicine campagne o dal bosco, enormi fasci di legna, per lo più rami di viti, mandorli e ulivi, provenienti dalla recenti potature .
Ogni famiglia aveva la legna in casa e ognuno contribuiva come poteva!
In tutti c'era il desiderio di realizzare il falò più grande e spettacolare e c'era una sorta di rivalità tra i vari organizzatori dei falò!
Ricordi... stracolmi di forti emozioni!!
La legna veniva accatasta con maestria dagli adulti dal primo pomeriggio, ma nella maggior parte dei casi anche molti giorni prima.
Alla base dei falò venivano posti fasci di legna secca e sottili, posti in modo inclinato, tutt'intorno la legna più spessa e poi ancora fasci di rami secchi, in modo da scatenare una bella vampata. In cima alla fanoja veniva posta una croce o la foto del Santo e non appena calava la sera si accendeva la fanoja.
Il momento dell'accensione era il più entusiasmante a volte richiedeva anche un'ora... una folata di fumo... l'elevazione delle fiamme e via... acclamazioni e applausi!
Le donne si apprestavano a prendere dalla proprie abitazioni le sedie e poi ... tutt'intorno bambini, giovani, vecchi per invocare e pregare il Santo con la recita del rosario e delle litanie per continuare poi fino a notte inoltrata con canti e balli.
I più fortunati allietavano la serata accompagnati dal suono della fisarmonica e del tamburello.
Era d'obbligo fare un giro fugace nelle altre strade e nei vicini quartieri per vedere gli altri fuochi e rimanere... meravigliati!!
Quando il fuoco scemava gli adulti si accingevano a mettere sotto cenere le patate, ad arrostire il pane e la carne; tutto veniva consumato attorno al fuoco accompagnato, spesso innaffiato, da un vino di carattere deciso, un nero locale chiamato "fuluppone" .
I giovani si divertivano a saltare a turno sulle fanoje, tra le urla degli adulti, e le imitazioni dei bambini; i più piccoli gioivano a far spaventare tutti lanciando all'improvviso una manciata di sale nel fuoco!
A fine serata le donne raccoglievano un pò fuoco che adagiavano nei bracieri e ognuno portava a casa un po' di calore e un po' di brace del santo come segno di buon auspicio!
Col passare degli anni la tradizione dei falò di San Giuseppe è andata man mano scemando per via delle leggi sulla sicurezza e dei pavimenti asfaltati.
Oggi si realizzano per lo più fanoje di quartiere che si svolgono per la maggior parte verso la periferia del paese e raggiungono anche l'altezza di 4-5 metri.
L'accensione delle fanoje si ripete anche il giorno della festa dell'Annunziata, il 25 marzo.
Il Comune di San Giovanni Rotondo da alcuni anni per valorizzare, incentivare e rilanciare questa tradizione si è impegnato organizzando dei "concorsi fanoja" a premi tra i partecipanti.
Quest'anno l'amministrazione si è simpaticamente impegnata a fornire ai primi 15 iscritti: 5 kg di patate, 5 kg di farina, 1 kilo e mezzo di salsiccia, 5 litri di vino, 2 kg di pane e ben due quintali di legna da ardere.
Questi i premi messi in palio: 1° posto, mezzo maialino; 2° posto, mezzo agnello; 3° posto 1 prosciutto; 4° posto 1 caciocavallo e 1 capocollo; 5° posto 1 capocollo.
Auguri e buona festa a tutti!
Non possono mancare in questo giorno, festa del papà, le famose zeppole di San Giuseppe, tipico dolce tradizionale italiano, molto probabilmente di origine partenopee. Vi passo velocemente gli ingredienti...
Zeppole di San Giuseppe
Ingredienti:
1/2 litro di acqua,
300 gr. di farina,
un pizzico di sale,
150 gr. di burro o strutto,
1 cucchiaio colmo di zucchero,
6-7 uova,
crema pasticcera densa per farcire,
marmellata di amarene o amarene,
zucchero a velo per decorare.
Versate l'acqua in una pentola, aggiungete il burro a pezzettini, un pizzico di sale, lo zucchero, senza portarla ad ebollizione; toglietela dal fuoco, aggiungete la farina e mescolate velocemente finchè il composto non si staccarà dalle pareti. Fate riposare l'impasto per 10 minuti; aggiungete le uova, una alla volta, e fate riposare per un'ora. L'impasto non deve essere nè duro nè morbido.
Mettetelo il composto in una sac a poche con bocchetta a stella; tagliate la carta da forno in tanti quadrati di circa 8 cm.; fate due tre giri a spirale con la sac a poche formando un dischetto di pasta di circa 5- 6 cm. sulla carta da forno.
Versatele in olio caldo, non bollente, rovesciandole dalla carta antiaderente, che si staccherà da sola dopo qualche minuto, rigiratele spesso e toglietele dopo che avranno assunto un colore dorato. Trasferiteli su della carta assorbente e fatele raffreddare. Volendo potete cucinarle anche al forno, cottura forno caldo ventilato 180-190° per circa 10-15 min.
Nel frattempo preparate la crema che deve essere molto densa; fatela raffreddare, mettetela in una sac a poche e versatela sopra la zeppola; decorate con amarene o marmellata di amarene e spolverate con lo zucchero a velo. Mia madre per tradizione preparava sempre in questo giorno le zeppole o ciambella di patate.
ma quanto sono belle...e troppo golose!!! bravissima...
RispondiEliminaSono davvero invitanti, alte e soffici, complimenti
RispondiEliminaUn'autentica golosità le tue zeppole! Un abbraccio SILVIA
RispondiEliminale tue zeppole sono spettacolari, come il falò del vostro paese... Nel nostro c'è ancora l'usanza dei grandi falò realizzati il 12 dicembre, vigilia di S.Lucia, per simboleggiare la "luce". Credo che queste bellissime tradizioni dei nostri paesi verranno trasformate, è vero, ma nello stesso tempo rivalutate e quindi per questo non tramonteranno mai! Ciao Rosa
RispondiEliminaMa che bello una pugliese come me! Io sono della provincia di Bari. Anche da noi il giorno di Santa Lucia si accende un grande falò. Se ti va passa a trovarmi e perché no, scambiarci pareri sulle nostre ricette tipiche. Buonissime le tue zeppole!
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